Manuela di Santa Palomba nè bella nè balla

“Santa Palomba è un luogo mistico, credo sia la panacea de ciascun mignottaro che si rispetti perché, fondamentalmente, se vuoi sborà puoi farlo, a qualunque ora e a qualunque prezzo.
Torno da una festa a Roma Sud, io che so’ Nettunense addicted lo so che passate le 3.00 si rischia di trovarci il vuoto cosmico; così intuisco da solo che per svuotare è bene che a casa ci torno passando per l’Ardeatina.
Arrivo così a Santa, e subito mi pervade quel pizzico d’emozione, come quanno entri al Bernabeu o al Camp Nou, tu lo sai che comunque vada sei nell’elite der mignottaro, a prescindere dalla partita che ti troverai a giocare. E infatti, nonostante l’orario, nonostante le guardie e le loro luci blu al parcheggio dei campi sportivi (solidarietà al povero mignottaro parato), qualcosa c’è; niente di esaltante, sia chiaro, ma questo posto è una garanzia, come er Carrefour H24 quanno alle 2 de notte c’hai vojia de magnà un melone; poi magari te magnerai un melone che sa de mosto e piedi rancidi, però er melone l’hai trovato.
Mi dirigo da una mora che un caro amico mi aveva segnalato perché verso quell’ora se dice che vuole farsi riaccompagnare a casa, peraltro proprio sulla Nettunense… Mi tengo sul vago, chiedo “quanto?”, aspetto sia lei a fare il primo passo ma la tattica è come un tiro alle stelle commentato da Piccinini: non va!
Così faccio da rotonda a rotonda su e giù alla ricerca dell’ispirazione giusta, ma nulla mi convince appieno. Rifacendo l’ennesimo giro di nuovo al rondò di Valle Caia, vedo che un SUV lascia una moretta; non je dò manco er tempo de riprende la postazione e me avvicino. Faccia da zingarella de Castel Romano, esile, piccoletta, sporca. La trattativa non va in porto. Riparto e tra me e me me dico, questa è l’ultima ronda (anche se l’avevo già detto 3 ronde prima, in effetti).
Poi però, me s’accenne er sesto senso der mignottaro. Stavolta faccio inversione all’Autogrill e torno subito indietro. E così la zingarella la trovo al centro della rotonda che con ampi cenni si vuol far riaccompagnare a casa: “è stato cantato Bingo”. O almeno così sembrava.
La trattativa, in macchina, è più serrata di quanto credessi: “no, guarda che la stazione di Pavona è qui vicino, il passaggio costa due euro, no, 10 euro non ho mai fatto”, quindi per 15 euro me pijo sto all you can eat, comunque piuttosto economico per il luogo. Ma qui er luogo mistico diventa nuovamente infausto. Manuela è simpatica, ma nè bella nè balla per i miei standard. Il pompino alla fragola è piacevole, tra l’altro con la variabile della linguetta a pennellessa, che nelle professioniste è una rarità. Ma all’atto de ficcà, se me fossi scopato er sedile sarebbe stato più o meno uguale. Le tette no, nun se toccano, che me fanno male; stava già pe’ scansamme quando m’ha detto “sei venuto?” e così j’ho detto “quasi”, almeno m’ha fatto finì in pace.
Questo purtroppo è il mio racconto di Santa Palomba, che per la seconda volta si dimostra un Paese dei Balocchi, bello all’apparenza ma pieno, troppo pieno di insidie; di una stazione di Pavona che non è poi così vicina come sembrava, di una scopata brutta come inserire ‘na monetina dentro alle slot machine senza tirà fuori neanche l’euro messo.
Un giorno tornerò, Santa Palomba; verserò l’obolo alla fidanzata occasionale auspicando che stavolta ci sarà quel sentimento e quell’abnegazione per me preziosa e fondamentale. Ma ora no. Ho un compito da portare a termine. La Nettunense è ancora lunga, tante ragazze aspettano il mio giudizio finale, per scalare la classifica della migliore zoccola del litorale pontino.
Damme due mesi Spò. Due mesi e me le so’ scopate tutte: pijala come na promessa. Che poi se sa, ‘na promessa de n’mignottaro vale come la frasetta che se dimo sempre nel silenzio delle nostre automobili quanno famo inversione: “stavolta è l’ultimo giro, poi torno a casa”.”