“Ciao Spo’,
ogni tanto mi fermo a riflettere su questa era moderna, così frettolosa e priva di ogni emozione, in cui spesso si bada solo al numero dei partecipanti invece che all’essenza di loro stessi.
Anni fa, quando ancora non c’erano i social e si lavorava grazie agli annunci sui giornali più beceri, c’era sempre una sorta di timore reverenziale nell’approcciare una donna “del mestiere”, un pudore quasi tenero nel rivelare le proprie necessità fisiche che si andava a scontrare con un lavoro così palesemente privo di emozioni.
Ricordo Martino, uno dei miei primi clienti in Italia, conosciuto grazie ad un trafiletto sul giornale e diventato presto assiduo nel richiedere i miei servigi.
Era, Martino, un giovane di bell’aspetto, residente nella zona dei Castelli Romani, di pochissima esperienza ma di grandi aspirazioni, trovatosi in pochi mesi ad affrontare una relazione seria che lo avrebbe portato al matrimonio con una ragazza più navigata di lui e che viveva il sesso con apprensione, temendo di poterla deludere da un momento all’altro.
Gli diedi appuntamento nel mio appartamento di allora, sulla Falcognana, un delizioso bilocale che avevo personalmente arredato per poter soddisfare ogni richiesta, anche le più bislacche.
Arrivò con dei fiori, il caro Martino, che mi porse con mani quasi tremanti mentre entrava nel mio personale Paese dei Balocchi. Lo feci accomodare sul divano di velluto e cercai di metterlo a suo agio offrendogli del vino mentre i suoi occhi correvano sul mio abito di pizzo che lasciava poco all’immaginazione. Gli lasciai tutto il tempo necessario a prendere confidenza, mentre con una mano gli accarezzavo i capelli e lo lasciavo sbirciare dentro alla mia scollatura.
Quando lo vidi più sereno gli tolsi il bicchiere e lo invitai ad avvicinarsi a me, sussurrandogli all’orecchio che ero lì per soddisfare tutti i suoi desideri e che non doveva temere di chiedermi qualunque cosa.
Martino reagiva, timidamente, ma si vedeva che non avrebbe mai mosso un dito se non l’avessi fatto prima io, così mi sedetti sul suo grembo lasciando che le mie natiche sollecitassero il cavallo dei suoi pantaloni, che era decisamente meno timido.
Appoggiai la sua mano suoi miei fianchi, avvicinando le mie esuberanti gemelle al suo petto, mentre la mia seduta si faceva finalmente più scomoda. Slacciai il vestito e lo aprii, non portavo null’altro, ed ecco che sentii che non riusciva più a stare fermo.
Mi baciò il collo mentre le sue mani correvano sulla pelle nuda, così cambiai posizione e mi sedetti a cavalcioni, con le ginocchia sul divano e le gambe aperte sopra al suo cazzo ormai durissimo.
Gli aprii i pantaloni e glielo tirai fuori, pronta all’azione.
Martino era pallido, forse la luce o forse non ci avevo fatto caso prima o forse il sangue gli era già sceso tutto là sotto, quindi non ci badai particolarmente.
– sto male – sussurrò.
– scusa?
– sto male…
Svenne, come la migliore Miss Universo sviene di emozione durante l’incoronazione. Svenne sul mio divano di velluto, svenne dentro a casa mia, svenne mentre ero seduta sul suo cazzo.
Mi ritrovai a dover fare le manovre di primo soccorso al mio cliente, che per fortuna non stava avendo nulla più di un mancamento, per la prima volta nella mia vita.
Quando si riprese svariati minuti dopo era visibilmente imbarazzato, ma ringraziò il fatto che gli fosse capitato con me e non durante la prima notte di nozze.
Quella sera contravvenni allo spirito del mio lavoro e mi presi cura di lui, accudendolo amorevolmente ed assicurandomi che si riprendesse appieno prima di regalargli numerosi orgasmi con altrettante parti del corpo.
Mi ringraziò a non finire e tornò a trovarmi svariate volte, giustificando le sue assenze alla fidanzata dicendo di andare dal “personal trainer”, e se ci pensi non è nemmeno una definizione così sbagliata.
Una sera volle addirittura portarmi fuori, scegliendo un delizioso motel sulla Salaria.
Era l’epoca degli sms, quando se per sbaglio usavi il cellulare per internet ti partiva un rene, e la futura sposa continuava a scrivergli per informarlo sui fiori o gli invitati o quant’altro.
Lo invitai a dedicarsi a me, visto che avrebbe avuto tutto il tempo per lei, e Martino la congedò con un messaggio, al quale lei però rispose chiedendo dove fosse.
La scena seguente è talmente surreale che raccontata non rende:
– dove sei??
– sono in motel!
– ah ah ah, che sciocco che sei!
Ci guardammo scoppiando in una risata e capimmo che sarebbe stato il nostro ultimo appuntamento di lavoro.
Venni a sapere che il matrimonio fu un successone e che la novella sposa venne abbondantemente soddisfatta sia durante la prima notte che nelle occasioni successive.
Che dire, caro Spo’, è bello vederli spiccare il volo dopo aver insegnato loro la magia del sesso, ti senti un po’ come il Maestro Miyagi con la differenza che invece di insegnare a spaccare mattonelle insegni a spaccare le donzelle.
Marzialmente vostra,
Perestroja”
Martinatece: