Er Vistoso da Bianca a Marconi tra McDonalds, introspezione e ricordi

“Ave Spotted, Puttantouristi te salutant!
Sempre Er Vistoso, già che m’è presa ‘sta vena artistica te vojo raccontà n’altra storiella bucolica romana.
Circa un mesetto fa, esco de casa pe’ passà la serata co n’amico, a girà in macchina e a non fa un cazzo, di cui mezz’ora buona passata davanti una discoteca a guardare il canile che ne esce perché volevamo approfondire quella teoria secondo la quale il collarino di tessuto che si mettono oggi le ragazze rappresenti una sorta di cintura nera in campo di bocchini, comunque nei nostri giretti meditatori passiamo più di una volta di fronte la stazione marconi, e notiamo una bella ragazzona, alta, bionda, labbrone carnose, somiglianza a dir poco imbarazzante con un’altra ragazza che in quella zona conoscono un sacco di persone (italiana, studentessa, fashion blogger, che non ha a che vedere con questo mondo) e qua mi sto già dilungando troppo mentre qualcuno starà sputando il caffè sulla tastiera. Comunque dopo un paio d’ore di su e giù senza su e giù lo riporto a casa.
Adesso, che po’ succede dopo tutto ‘sto tempo passato a vede e parlà e sentì parlà de fregna? Non sarà patologico che te sale er gianfranco stevanin summer dance edition? Adesso, funzione curiosa della mia macchina delle meraviglie è ricordarsi orari percorsi e chilometri, posso perciò leggere in questo esatto momento che alle 02:50 di quel giorno è partito uno dei miei mastodontici puttantour eur->togliatti->santa palomba->eur, che termina alle 05:05 dopo 90.5km.
Ma procediamo con ordine, mollo lui, mi dirigo sulla togliatti, deserto, schifo, niente di niente… vado a santa palomba, deserto, neanche lo schifo, zero di zero… niente di niente… torno a Roma, ormai s’erano fatte le quattro e mezza, carburante che scarseggia, me scappava da cacà, c’avevo sete, bocca impastata, ero pronto a tornà a casa e a finì la serata a mattonella, ero convinto che sarebbe finita a schifo, per correttezza tento un’ultimo affondo sulla marconi sperando almeno di vedere lei, che però era la diverse ore prima, non la vedo e procedo sconsolato sicché con la coda dell’occhio non mi pare di vedere qualcosa di familiare che aspetta l’autobus. Rifaccio il giro ed è proprio lei, solo che invece della mise da battona tipo corpetto di pizzo rosso e tacchi, s’era già vestita con jeans e giubbotto di pelle da Daspo a vita pure dalle bocciofile… approccio la fermata, abbasso il finestrino, je chiedo “ma sei libera?” e lei in un comprensibile italiano romenoide mi spiega che lo sarebbe pure ma ha finito i preservativi, quindi c’è un po’ da aspettare perché deve arrivare un suo amico a portarglieli… io m’accosto poco davanti e aspetto… aspetto, ma quanto cazzo devo aspettà? Torno in retromarcia, per poco non mi incollo un autobus (era talmente tardi che ormai era presto e cominciavano a girare gli autobus) e chiedo “ma quindi?” “ahhhh ma vuoi comunque scopa? No avevo capito aspetta” e lì s’allontana, s’infratta, va a prendere i DPI e si fionda in macchina. Mi vede mezzo impanicato che mi guardo intorno (sai com’è, so le cinque, inizia ad esserci quasi traffico) e se ne esce con testuali parole “Si ma se c’hai paura di guardie meglio lasciamo perde se no no te se alza” io me la guardo e sbotto a ridere “Non c’è questo rischio non ti preoccupare” stavo talmente ingrifato che l’unico modo per non famme arrivà er sangue ar gingillo era aprimme la carotide.
La simpatica ragazzona mi conduce in un parcheggio che sinceramente non conoscevo, quello proprio sotto la metro… caccio fuori il contante, ed ingenuamente le chiedo “ma andiamo dietro?” ma lei, che giustamente erano sette ore che stava al freddo, insiste per farsi appecorare lì sui sedili davanti senza aprire portiera alcuna. Lei, da vera professionista, oltre al bongio praticamente perfetto (ed al preservativo durex, no quei cosi rossi che hanno le altre) si degna di esporre i seni. Parte dopo poco un’evoluzione acrobatica da circo derex-togni per mettermi in posizione, lei si fa pompare con foga incitando a dare di più, certo affondare le mani in quei fianchi così freddi dopo sette ore all’aperto faceva un po’ impressione, pora stella c’era tanto de quer freddo che me pareva de stamme a inculà un pinguino… comunque, me sborro anche er duodeno e come al solito me parte la risatina di quando hai appena finito, vedo lei che si gira con aria sospettosa ed immediatamente me parte un flash del vialone dei ricordi.
Ripenso alla prima volta che sono andato a trusce, anni ed anni fa, nientepopodimeno che allo showpark di Praga dove rimasi incantato alla vista della bella Mirella. Ai tempi ero talmente tonno da pagare per cose tipo quaranta minuti invece di trenta, ed ovviamente essendo venuto in meno di venti mi soffermai a parlare con quest’affascinante e simpatica signorina, lei si lamentava di quanto era difficile rimanere tutto quel tempo in piedi con i tacchi ed io, da vero gentiluomo, mi offrii di farle un massaggio ai piedi. Ricordo che mi pose questa domanda, perché gli italiani quando sborrano ridono? Me lo chiedo a tutt’oggi.
Comunque, finito il momento introspezione, ci rivestiamo ed inizio a riaccompagnarla alla sua fermata. Sarà l’euforia della sborrata, sarà la fretta di andare al McDonalds, nel breve tragitto scateno un po’ della cavalleria disponibile e qui parte la scena kubrikkiana, la parentesi politica, lo schiaffo in faccia a tutti i moralisti del cazzo che a noi puttanieri di manderebbero ai lager perché “quelle che vediamo per strada sono povere schiave marchiate a fuoco dal pappone”. Bianca, questo il suo nome d’arte, inizia a farmi domande sulla macchina. Ma no quelle domande di circostanza che fa la gente normale tipo “devi averla pagata un sacco” No, lei vuole sapere QUANTO CONSUMA. SE E’ FACILE DA GUIDARE. Come dicevo nell’altra storia, osserva che è bella ma è difficile scoparci dentro. Cioè, signori, una che batte per strada sta seriamente valutando l’idea di acquistare una macchina che, configurata come lei l’ha vista, viene la bellezza di euro cinquantaduemila leggasi cento milioni di lire.
Finita questa scena, la riporto alla sua fermata dove aspettava “L’amico suo” e mi dirigo a razzo verso il mcdonalds, il cagotto ormai m’era passato, la fame ormai era tale che se bucavo me sarei messo a rovistà nei cassonetti, e lì parte la riflessione su ciò che è appena accaduto. Ricapitoliamo: lei è bona e me ricorda un’altra bonazza che già me sarei scopato al principio. Mi spinge a superare i miei limiti (c’hai paura della polizia?) si intende di macchine (è talmente buongustaia da non stare appresso ai soliti audi da rumeno) fa dei pompini da urlo, è senza dubbio una ragazza ambiziosa… vabbè ma dove devo firmare? Tornato a casa dopo un crispy mcbacon ed una coca media, me guardo nelle mutande e ce trovo l’alone. Non lo so’ quanto avrò continuato a sborramme addosso.
Stradale dell’anno.
Stradale della vita.”

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